Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 20 luglio 1882. Passerini, seguendo le indicazioni di Gibelli, ha aggiunto al manoscritto mandato a Vallardi Astragalus Soyeri, assieme ad A. Wulfeni ed A. incurvus. Passerini ritiene si tratti di forme di A. monspessulanus. Si accenna alla composizione del prossimo fascicolo del Compendio. Passerini è rattristato per le notizie sulla salute di Cesati. Spera che il governo acquisti il suo erbario.
Lettera inviata da Parma il 6 giugno 1879. Passerini prega Gibelli di non rimaneggiare l’ordine delle famiglie e dei generi, per non costringerlo a modificare il testo delle dicotomie. Gli chiede informazioni su alcune Umbelliferae, citate da Cesati, a lui sconosciute, che elenca. Passerini non è in grado di fornire a Gibelli fiori di Viscum e di Loranthus. Di Aucerthobium possiede un unico esemplare, che può mettere a sua disposizione.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 23 giugno 1882. Anche questa volta Passerini non ha ancora ricevuto il nuovo fascicolo da Vallardi. Dice a Gibelli che gli ha già mandato in passato la prima parte dei Lathyrus che contiene gli Orobus; spera non sia andata dispersa. Gibelli andrà a Napoli; Passerini lo prega di salutare Cesati. Sarebbe ora che l’Università si occupasse dei tumulti studenteschi, che dopo Padova, Torino e Bologna, chissà dove andranno a finire.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 15 giugno 1882. Passerini comunica a Gibelli come ha risolto il problema a proposito di Orobus exaltatus, del genere Onobrychis e di Astragalus Soyeri.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 16 aprile 1882. La dicotomia del genere Vicia è stata per Passerini più difficile del previsto, anche perché gli mancano esemplari di alcune specie, di cui ha chiesto notizie a Cesati. Gli manca il lavoro di Gasparrini sui tubercoli delle Leguminose. In una pubblicazione di Saccardo si afferma che i rigonfiamenti che si riscontrano su Onobrychis sativa e su altre leguminose sono da riferire ad Anguillula.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 3 aprile 1882. Passerini è tornato da Roma. Pedicino manda i suoi saluti a Gibelli e gli suggerisce di non pagare all’Università il fitto dell’alloggio. Gli suggerisce anche, se interessato alla cattedra di Torino, di fare domanda anche prima che sia bandito il concorso. Balsamo ha fatto avere a Passerini le bozze viste da Cesati; le correzioni sono però di mano dello stesso Balsamo.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 21 marzo 1882. Passerini manda a Gibelli parte del manoscritto promesso. E’ stato chiamato improvvisamente a Roma; il treno passerà a Bologna il giorno 23 alle ore cinque. Gibelli potrebbe venire alla stazione: lo saluterebbe volentieri.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 22 febbraio 1882. Passerini chiede a Gibelli, che sta occupandosi dei generi Ervum e Vicia, se sta preparando anche la dicotomia delle specie, volendo evitare che l’argomento sia trattato da entrambi. Propone di aggiungere il genere Dolichos.
Lettera inviata da Parma il 12 febbraio 1882. Passerini manda a Gibelli le bozze del genere Rosa, che Cesati non ha potuto vedere. Può darsi siano necessarie alcune correzioni o aggiunte.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 9 febbraio 1882. Il figlio di Cesati ha mandato a Passerini le bozze del genere Rosa, informandolo del cattivo stato di salute del padre [Cesati, gravemente malato, chiese in quel periodo il collocamento a riposo; morì nel febbraio dell’anno successivo]. Il manoscritto delle Rose è completo e si può inviare al tipografo. Passerini si dichiara disponibile a trattare la famiglia Leguminose, secondo lo schema fornito da Cesati.
Lettera intestata “Direzione del R. Orto Botanico dell’Università di Parma”, inviata da Parma il 20 febbraio 1879. Passerini allude ad alcuni dissensi con l’editore Vallardi. Ritiene che, con i ritmi attuali, il Compendio della Flora Italiana sarà terminato entro quattro anni [il testo venne completato nel 1886 e le ultime tavole vennero stampate nel 1889]. Si accenna ai criteri da adottare per ordinare nell’opera le varie famiglie. Elenca a Gibelli l’ordine ricevuto da Cesati del genere Valerianaceae e delle famiglie affini.
Lettera su carta intestata “Società Italiana di Scienze Naturali”, inviata da Milano il 9 maggio 1861. Omboni [all’epoca segretario della Società Italiana di Scienze naturali] chiede a Gibelli una breve recensione su un recente libro di Cantoni sui nuovi principi di fisiologia vegetale.
Lettera inviata il 18 aprile 1861, senza località di invio. Omboni manda a Gibelli semi di una pianta che Pollini ha nominato in una sua lettera Almischilla, spontanea nella Nuova Granata, detta anche “fiore dello Spirito Santo” per la sua somiglianza a una colomba.
Lettera inviata da Milano l’11 marzo 1861, in cui Omboni chiede a Gibelli una copia del decreto di nomina ad assistente alla cattedra di Botanica dell’Università di Pavia, da inviare alla direzione della Guardia Nazionale, affinché sia cancellato dall’appartenenza.
Lettera inviata da Milano l’8 maggio 1861. Questa lettera è stata mandata da Omboni al capitano della sezione di Milano della Guardia Nazionale. per chiedere la cancellazione dal ruolo nella Guardia Nazionale di Gibelli, il cui domicilio è stato trasferito a Pavia, dove è stato nominato assistente.
Lettera inviata da Parigi il 9 giugno 1855. Omboni non ha più scritto a Gibelli per pigrizia. Da tempo non ha notizie di Paolo [Mantegazza]. Omboni sarà a Milano all’inizio di settembre. Prima di tornare a Milano, sua madre e qualche suo parente verranno a Parigi e andranno con lui per qualche giorno a Londra. L’esposizione di Belle Arti a Parigi ha un profluvio di statue e di quadri, da fare girare la testa a chi si illude di vedere tutto in un solo giorno.
Lettera inviiata da Padova il 10 dicembre 1885. Omboni ha scorso l’ultimo libro di Paolo [Mantegazza]. Dal punto di vista tipografico è molto bello e attraente e il titolo è seducente. Pertanto verrà venduto molto bene. Però molti si pentiranno dell’acquisto, anche perché non è adatto ai ragazzi, alle ragazze e alle mogli, essendo cosparso “di sconcezze”. Non si potrà neppure esporlo, ma sarà opportuno toglierlo dalla possibilità di una facile consultazione. Pare che l’editore sia lo stesso Paolo, dal quale però Omboni aveva saputo che il libro sarebbe stato pubblicato da Treves. Forse l’editore per pudore si è vergognato di fare comparire il suo nome? Il Corriere della Sera promette altre opere per il 1886. Omboni si augura che avvenga una salutare reazione contro l’immoralità della sinistra e degli opportunisti e trasformisti. Spera che Robilant cominci a fare qualche cosa, invece che “chiacchierare e stare con mani alla cintola”, come hanno fatto Cairoli e Mancini.
Lettera inviata da Padova il 3 dicembre 1885. Omboni rivela il nome, Pietro Voglino, torinese, della persona che è alla ricerca di un posto di assistente [v. lettere 89 bis.46 e 89 bis.47]. Si è laureato a Padova in Scienze naturali con Saccardo ed è suo assistente [lo sarà sino al 1886]. Saccardo però ha la strana abitudine di non tenere gli assistenti per più di due anni e lo ha già invitato a cercarsi un altro posto. Voglino non è ricco; per di più ha fatto la “minchioneria” di sposarsi. Omboni pertanto lo raccomanda a Gibelli, poiché lo ritiene un botanico molto promettente.
Lettera inviata da Padova il 17 novembre 1885. Omboni è assillato dalla persona di cui ha parlato a Gibelli nella lettera precedente [v. n. 89 bis.46], che vorrebbe sapere se da Torino hanno risposto alla sua ricerca di un posto di assistente in Botanica. Omboni ribadisce a Gibelli la richiesta di non parlarne con Saccardo.