Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 2 febbraio 1883. Borione ha promesso a Selva che invierà le foglie e le radici richieste. Selva chiede a Gibelli come deve distribuire le 100 piantine di castagno ricevute.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 30 gennaio 1883. Selva incarica Gibelli di trovare un buon salumaio che gli mandi una mortadella e un salame crudo, con la fattura.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 10 gennaio 1883. Selva comunica a Gibelli brutte notizie. Borione ha perso due anni prima il suo primogenito e ha visto con rammarico partire militare l’ultimo figlio. Selva si è presa una solenne infreddatura e la governante Saveria è stata salassata per un mal di denti. Borione ha promesso di abbattere un castagno semimorto, per cavarne utile materiale.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 20 dicembre 1882. Selva ricorda che quando nel 1853 venne innalzato a Torino l’obelisco a ricordo dell’abolizione del Foro Ecclesiastico, i clericali dicevano che il monumento era in linea retta con l’inferno. Analogamente si può affermare che Canobbio è in linea retta con Cremona, cui usurpa i “diritto mostardiferi”. A Selva sembra di avere visto durante le sue gite degli agarici sulle radici e fra di esse anche l’Agaricus melleus. Selva si lamenta della sua gotta.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 24 novembre 1882. Il signor Bianchi Giacomo di Saronno ha fatto avere a Selva un fascio di castagnoli, che si è affrettato a piantare nel proprio orto, dopo avere scavato un foro nei 10 centimetri di neve gelata.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 2 novembre 1882. Selva chiede a Gibelli se deve piantare ora i castagni oppure in primavera. Informa Gibelli della situazione dei castagni affidati a Borione e a Ramello.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 16 ottobre 1882. Da tempo Selva soffre di dolore ai gomiti. Il tempo è freddo e nebbioso. Il raccolto delle castagne è stato scadente.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 22 agosto 1882. Selva è contento che Gibelli abbia accettato di venire a Biella a vedere la mostra. E’ già presente il commendatore Buscaglione e deve trovarsi al Capoluogo Circondariale il professor Perroncito.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 29 luglio 1882. Selva ha avuto forti dolori alla spalla e solo da poco riesce a scrivere. Spera venga ritrovato il pacco smarrito.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 7 giugno 1882. Selva è andato personalmente a Vagliumina e ha constatato che solo i due castagni trattati con la terra di carbonaia sono ancora vivi. Sono in buona salute anche quelli spediti da Ferrari. Selva riferisce anche di quanto è accaduto ai 12 castagni affidati alle sue cure nel 1879.

Cartolina postale inviata da Graglia il 23 maggio 1882. Selva comunica a Gibelli la quantità delle misture in cui sono stati piantati i castagni.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] nel maggio 1882. Selva nel 1877 ha piantato a Oropa due castagni “Varese”, aggiungendo terra alla precedente cenere troppo lisciviata. Le piante sono discretamente prospere. Sono invece morte quattro piante sistemate nel proprio pomaio con una miscela di cenere e polvere di ossa. A Vagliumina, quattro dei cinque castagni trattati con la mistura Celi sono morti.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 4 maggio 1882. Selva manda a Gibelli due involtini: il più piccolo contiene radichette e il secondo radici tolte da un alberello, raccolte senza sradicarlo.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 29 marzo 1882. Enrico Ferrari da Modena ha fatto avere a Selva 34 castagni; alcuni sono arrivati in cattivo stato. Selva li ha divisi con Borione e Ramello, per trattarli secondo gli accordi presi.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 6 gennaio 1882. Selva ha ancora abbondanza di materiale da mandare a Gibelli, essendo l’involto precedente smarrito alla stazione di Biella. Il prodotto dei castagni è stato minimo: un frutto e due guscioni, o guscioni soli.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 4 maggio 1881. Selva aveva capito da una lettera che Gibelli si era convertito all’idea che le muffe scure avvolgenti le radichette del castagno fossero la causa prossima della malattia. A Selva è però venuto il dubbio che potesse trattarsi di quei parassiti che si stabiliscono sugli essere viventi, senza lederne la vitalità. Gibelli gli ha fatto sapere che anche i castagni sani presentano rivestimenti radicali di Sphaeropsis. Secondo Selva potrebbe però accadere che il parassita potesse svilupparsi in eccesso su piante per qualche ragione indebolite, danneggiandole.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] il 5 aprile 1881. Selva qualche settimana prima ha fatto sradicare gli 11 castagni residui del 1877. Il più mingherlino presentava fiocchi di micelio bianco. I pezzi di radici annerite, poste nel terreno al momento del piantamento, erano ridotte in frantumi. Dopo solforazione Selva ha ripiantato in loco il castagno con le radichette ammuffite. Altri esemplari sono stati ripartiti tra Borione e Buscaglione, affinché li trapiantassero in terreno con zolfo e calce viva.

Lettera inviata da Graglia [Biellese] l’1 gennaio 1897. Selva si lamenta perché, vedendo che i “neoterici” Cuboni, Perosino e Berlese non avevano fatto il suo nome, Tommaso della Marmora intende rivolgersi a Gibelli per ottenere un articolo originale sulla malattia del castagno, da inserire sul giornale del Comizio.